SALA CONSILINA A LUTTO: la rabbia della compagna Lina. I funerali del 53enne nel suo paese d’origine.
Lina Pellicano, compagna di Giovanni Casaburi, morto ieri nel tragico incidente, si torce le mani. Stringe il cellulare, gli occhi lucidi, l’hanno appena chiamata da Roma. «Lo Stato mi fa le condoglianze per quanto è successo ma io dico che proprio lo Stato dovrebbe pensare, prima di tutto, alla sicurezza dei lavoratori, di tutti quelli che lavorano in autostrada – si sfoga di fronte al Bar del Borgo, in piazza Nervi a Ovada – Non è possibile continuare così. Il mio compagno, sabato, è uscito di casa alle 13,15 ed è rientrato a mezzanotte. Stamattina (ieri, ndr) alle 7,30 era già in piedi, a fare colazione al bar per attaccare di nuovo. Mi chiedo se questi si possano definire turni». Prende fiato, poi prosegue: «Era contento, finalmente dopo un anno e mezzo intravedeva il posto fisso. A lui bastava lavorare, di questi tempi un impiego si prende accettandone le condizioni. Ma non si può morire così: penso anche a quell’altro ragazzo, alla sua bimba di pochi mesi».